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La relazione di Pio La Torre

Scritto da Salvo Palazzolo il 18 dicembre 2009 | 

Non si trova il discorso del segretario regionale del Pci

Appena arrivato in Sicilia, Pio La Torre scopre che alcune cooperative avrebbero pesanti infiltrazioni di mafia. Il segretario del Pci ha le idee chiare sul da farsi: chiede di espellere dal partito alcuni esponenti delle coop di Bagheria e Villabate. Uno di loro, Nino Fontana, non è solo un compagno di provincia: fra il 4 aprile 1981 e il 18 febbraio 1982 è stato anche amministratore delegato di “Tele L’Ora spa”, la società che gestisce la televisione di denuncia che porta il nome del glorioso quotidiano del pomeriggio. Quei sospetti di alleanze spregiudicate sono una delle tracce che il giudice istruttore Giovanni Falcone segue, per cercare di dare una ragione all’omicidio di La Torre e del suo collaboratore Rosario Di Salvo. Questa pista insieme alle altre. Perché La Torre è l’uomo di tante denunce, è l’ispiratore della legge per il sequestro e la confisca dei beni dei mafiosi, è anche l’animatore del movimento per la pace. I mafiosi e i loro complici possono avere molte ragioni per uccidere Pio La Torre. E un investigatore deve vagliarle tutte, le ragioni dei sicari e dei mandanti, alla ricerca di un movente preciso. Ma sulle denunce che riguardano i comunisti infedeli di Bagheria e Villabate, Falcone non riesce ad andare avanti. Qualcosa è stato sottratto con cura dall’archivio del Partito Comunista.

DOCUMENTI:
Sentenza della Corte d’assise di Palermo

Archivio della memoria